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Il buonismo e le rubriche della Tavola Rotonda

Barbara, persona speciale e amica specialissima, ha lanciato nel suo blog La Tavola Rotonda una bellissima iniziativa: una “rubrica” mensilmente dedicata ad un argomento diverso, sul quale invita amici e lettori a riflettere e confrontarsi aprendo a loro volta post specifici. L’argomento di Gennaio è il buonismo: ecco spiegato il titolo del post di oggi.

Giustamente Barbara richiama l’attenzione sul significato del termine buonismo, che non si traduce nel voler essere buoni a tutti i costi né equivale necessariamente all’essere falsi in quanto ostentatamente buoni. Si tratta di un termine di recente introduzione, nato in ambito politico, con riferimento ad atteggiamenti di apertura a tutte le posizioni, tali da determinare stalli decisionali o compromessi vacui.

Pur non essendo per principio ostile ai neologismi, buonismo è un termine che non mi piace e di cui non sentivo la mancanza. Per quanto mi riguarda può benissimo rimanere confinato all’interno del suo ambito d’origine: non mi è mai capito di usarlo e se non erro non l’ho mai sentito usare al di fuori del telegiornale.

Il fatto che sia però da molti o da alcuni erroneamente utilizzato e assimilato al tentativo di essere buoni estende però la riflessione a contesti che mi interessano molto di più. A dire il vero, anche essere buoni non è espressione che mi soddisfi appieno, in quanto mi ricorda le lezioni di catechismo delle elementari: parlerò piuttosto di buona disposizione, ovvero disposizione a vedere i lati positivi delle cose e delle persone prima e più dei lati negativi.

Mi sono chiesta spesso se la buona disposizione sia una forzatura e pertanto possa nascondere falsità. Mi sono chiesta se alcuni nascono ben disposti e altri mal disposti. Anche ho riflettuto su quanto la buona disposizione rischi di sfociare in fesseria in un mondo in cui è d’uso badare a pararsi il fondoschiena.

Non so se qualcuno nasca ben disposto: posso dire per certo che a me non è capitato. Io sono nata ipercritica: in primis con me stessa. Con il tempo però mi sono resa conto che l’ipercriticità quando non addirittura la contrarietà per partito preso non porta alla felicità, ma anzi si ritorce contro noi stessi e sfocia in un alone di negatività. Negatività porta negatività, positività porta positività: questo sono arrivata a credere. Che poi il termine “arrivata” è fuorviante: la buona disposizione per me non è un punto di arrivo, è una impegno da rinnovare costantemente, non con sforzo ma con impegno. Certo, la consuetudine rende il proposito più facile, più gestibile: non è ogni volta come iniziare a correre, ma come correre dopo che già sei un po’ allenato.

Non credo che ci sia falsità nel cercare di essere ben disposti: c’è impegno, quello sì, ma l’impegno è nel cercare di rimuovere l’origine del pensiero negativo, non le sue manifestazioni (cercare e curare le cause e non i sintomi è un’altra lezione che ho imparato in più ambiti). Se invece rimuoviamo le manifestazioni ma lasciamo indisturbata l’origine, allora sì che c’è falsità.

Non penso infine che essere ben disposti significhi necessariamente essere o passare per fessi. Buona disposizione è cercare di comprendere, di non lasciarsi cogliere da gelosie o invidie, di apprezzare e valorizzare i lati positivi, di estendere la propria benevolenza al di fuori dei limitati confini di sè stessi. Tutto ciò non si traduce necessariamente nell’accettare in maniera passiva qualsiasi cosa: piuttosto, equivale a non rispondere con la medesima moneta o non lasciarsi abbattere dagli eventi. Per questo secondo me la buona disposizione non soltanto non è passività e fesseria, ma anzi è l’unica via per essere più felici e meno turbati da possibili avversità. Forse c’è un pizzico di egoismo in quanto sto dicendo, perché l’essere ben disposto mi apporta personalmente serenità e benessere. Tuttavia, credo anche che la serenità si diffonda, così come purtroppo tende a diffondersi anche la malevolenza. La buona e la cattiva disposizione sono contagiose: io credo che sia più bello e utile  contagiarci in bene.

Con questo post – se la Bibi non mi dichiarerà off topic – partecipo a La Rubrica della Tavola Rotonda per il mese di Gennaio 2013:

La Tavola Rotonda: Gennaio 2013

Assorta nel mio sproloquio, quasi dimenticavo la casseruola sul fuoco… In tema con quanto ho scritto, la ricetta che propongo non è una ricetta buonista ma una ricetta semplice, fatta con ingredienti poveri ma nutrienti, nata per caso affidandomi a ciò che avevo in casa: in breve è una ricetta ben disposta!

 

Insalata di bulghur integrale con ceci e carote

 

Ingredienti (dosi per 2 persone):
140 gr di bulghur integrale
3 cipollotti
4 carote di media grandezza
1 mela
100 gr di ceci precedentemente ammollati in acqua
una manciata di pinoli
un cucchiaio di salsa tamari
mezzo cucchiaio di uvetta passa
mezzo cucchiaino di curcuma
mezzo cucchiaino di curry
olio
Preparazione:
bulghurCuocere i ceci ammollati dalla sera prima e risciacquati sotto acqua corrente (io spesso uso i ceci decorticati, che cuociono in 30 minuti. Se usate i ceci non decorticati considerate un tempo di cottura di un’ora). Per cuocere i ceci, metterli in una pentola con acqua pari a 3 volte il loro volume: calcolare i 30 minuti di cottura a partire dal bollore dell’acqua. Se dovessero asciugarsi prima di aver terminato la cottura, aggiungere gradatamente un po’ d’acqua.
Mentre i ceci cuociono, pulire e preparare le verdure: affettare sottilmente la parte bianca dei cipollotti, tagliare le carote a cubetti. La mela è preferibile sbucciarla e tagliarla in seguito perché tende ad ossidarsi. Risciacquare e mettere in ammollo l’uvetta passa.
In una padella, scaldare un cucchiaio (abbondante) d’olio con i cipollati: far soffriggere per 2 minuti, poi  aggiungere la manciatina di pinoli e il mezzo cucchiaino (scarso) di curcuma. Mescolare e aggiungere le carote tagliate a cubetti, abbassare la fiamma e lasciarle soffriggere per circa 5 minuti. Nel frattempo sbucciare e tagliare la mela a cubetti, poi aggiungerla in padella. Aggiungere anche l’uvetta passa, mescolare e lasciare insaporire per un paio di minuti. Aggiungere quindi il cucchiaio di tamari e cuocere per 10 minuti circa. Al termine della cottura aggiungere il mezzo cucchiaino di curry. Spegnere il fuoco e lasciare riposare.
Preparare il bulghur cuocendolo in acqua pari al 2,5 del suo volume. Il bulghur che utilizzo cuoce in 7 minuti e lo si lascia quindi riposare coperto per altri 3-5 minuti, ma consultate le indicazioni sulla confezione del prodotto che state usando perché potrebbero variare un pochino.
Comporre quindi l’insalata di bulghur unendovi i ceci e le carote saltate in padella con la mela: mescolare e aggiungere un pochino d’olio a crudo. Lasciare riposare per 3 o 4 ore in maniera da amalgamare i sapori.
Questa insalata di bulghur unisce il salato del tamari con il dolce di mela e uvette, creando un accostamento particolare che secondo me si presta bene come antipasto.

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6 Responses to “Il buonismo e le rubriche della Tavola Rotonda”

  1. Barbara says:

    sono felicissima della tua partecipazione e sono commossa dalle tue parole per me, sai che ho la lacrima facile a dispetto dell’apparente crudezza….

    la tua dissertazione mi ha colpita, proprio un punto di vista che mi apre uno spiraglio in altre direzioni e che mi trova concorde sul contagio felice (potrei non esserlo?).

    un bacione, grazie di esserci ♥

  2. alessandra says:

    Ma come commossa? Non te lo dico abbastanza spesso che sei speciale? ♥
    p.s. ormai non sei più cruda, al massimo sei un poco crudista, cara 🙂

  3. “una ricetta ben disposta” 🙂 bellissimo post, condivido e condivido sulle bele cose a proposito della Bibi! nico

  4. Alessandra says:

    Ciao Alessandra, volevo passare prima per ringraziarti del commento su Takayama, ma ho continuato a viaggiare e il tempo mi è mancato. A dire il vero mi manca pure ora che sono tornata con tutte le cose che mi tocca fare! E poi non ho fatto neppure la tavola rotonda… vediamo se ci riesco nelle prossime settimane!

    Comunque, ho scritto altri post sul Giappone, sono contenta che sia un paese che ti piaccia!

    Ciao
    Alessandra

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