Siccome l’articolo letto sul Corriere questa mattina (v. post precedente) e la “distinta signora alla finestra” (sempre v. post precedente) mi hanno provocato una rabbia tale da concretizzarsi in crampi allo stomaco, per sbollire e ritornare alla serenità ho gustato un pranzo in terrazza in Rinascente, con vista sul Duomo. Sì, lo so, il concetto di pranzo cozza con i crampi allo stomaco, ma il mio stomaco è potente e i miei crampi di origine nervosa e poi saltare pranzo fa male, eccetera eccetera… Last but not least, adoro stare sul terrazzo della Rinascente quando le giornate sono calde ma non afose, esattamente come oggi, e ammirare quel capolavoro di arzigogolati eccessi che è il nostro Duomo.
Il cielo così terso e le persone che parevano arrampicate sulle guglie mi hanno fatto venire una terribile voglia di salire anch’io, cosa che peraltro mi proponevo di fare già da un po’.
Ero in terza media, in gita scolastica, quando salii sul Duomo. Ricordo che era una giornata piovosa, e gli spioventi erano scivolosi. L’unica immagine che conservo è il marmo grigio, forse per la fuliggine, forse per la pioggia.
Oggi ho voluto salire a piedi, contando i circa duecento scalini. Mi sono inerpicata sull’ultima rampa all’aperto, le gambe che tremano un poco e la testa che gira, il tutto per queste vertigini che il tempo accresce anziché diminuire.
Però è talmente bello essere quassù, sul tetto di Milano, mentre il cielo è puro azzurro fino a dove lo sguardo riesce a spingersi, e dove la città sfuma in colori e forme indistinte si stagliano i profili delle montagne. E’ così commovente e bello che mi siedo sul marmo oggi biaco e una lacrima scivola dietro i miei occhiali scuri.
Poi sono andata allo Spazio Forma, per rivedere il Giappone nelle due mostre Nippon Kobo e Tokyo in eclisse. Interessantissime, tanto che ve le consiglierei caldamente se non fosse che hanno chiuso oggi.
Sempre oggi ha chiuso la mostra Rifugiati, dedicata a scene di vita nei campi dei rifugiati del Darfur. Tanto bianco e nero, un dramma che con la mancanza di colore traccia immagini che lasciano il segno. Gli occhi di un bimbo, quelli soprattutto, ho in mente. Con il cuore un po’ stretto.
in attesa di Hopper, Frank O. Gehry e dei prossimi concerti
cavolo
sono di Milano eppure sul duomo ci sono stata una sola volta molti anni fa
ma che brava milanese…
mentre la terrazza della rinascente è uno dei luoghi che frequento spesso
😀 e mi perdo tra la gente
oltre al farmi pelare….
secondo te la storia delle vertigini.. paura del vuoto.. la si può vincere? conoscendo me magari conosco la tua riflessione.. un sorriso yas.. e magari.. ci saliamo insieme.. piccole grandi donne
@ Hound: in attesa di Hopper, attendo Cristiano De André… a Mantova ho rinunciato, ho bisogno di dormire questo week end…
@ Irish: le cose più vicine sono quelle che ci dimentichiamo più facilmente 😉 per me erano circa 23 anni che non salivo sul duomo 😉
@ Monia: io non so se le vertigini, o la paura del vuoto, la si possa vincere… però so che la si può combattere… e già riuscire a combatterla per me è una mezza vittoria 🙂 Cmq a parte l’ultima scala il Duomo non fa impressione, ce la possiamo fare :-)) bacio bacio
wow, mi sono spupazzato il blog: 6 eccezzionale, veramente…
io a mantova, invece, ci sono.
peccato.
@ R. : grazie, m’imbarazzo 🙂
@ Hound: peccato davvero…. ci sono pure i tortelli alla zucca a Mantova… 🙁