Domandare a volte è più difficile che rispondere.
Riflessione scaturita dalla serata di ieri: lezione di teatro, che è sfociata in lezione di schiaffi, ovvero come imparare a simulare l’atto di schiaffeggiare e la reazione allo schiaffo.
Ma prima di questo abbiamo lavorato sulla fiducia reciproca, attraverso esercizi di conduzione e di ascolto ad occhi chiusi. E prima ancora, il gioco che ha scatenato la mia riflessione: al centro un intervistato, incalzato dalle domande delle due persone sedute ai suoi lati.
Ho scoperto che riesco tranquillamente (diciamo, pressoché tranquillamente) a rispondere a domande di argomento diverso poste simultaneamente. Quello che non riesco a fare è produrre domande a raffica, liberare il pensiero dai costrutti e dai formalismi che lo imbrigliano e proferire parole in libertà.
Fondamentalmente, non riesco a perdere il controllo. Che ciò sia la maggior parte delle volte un bene è opinabile, e comunque non lo è nel contesto specifico. Perché il controllo inibisce. E la mia gabbietta dorata, per quanto sconquassata, ancora una volta ahimè si fa sentire. Ed io mi devo impegnare a darle un’ulteriore scossone: che l’acqua buca il sasso, e le domande scardinano le gabbiette…
più che altro la gabbietta, in sè.
bacio
rispondi e non domandi.
sembri l’opposto del presidente del consiglio 😛
Capisco perfettamente, perdere il controllo è come esser nudi. Non tutti siamo pronti a farlo, io, ad esempio, non so nemmeno se voglio.
Buona domenica.