Milano, in quei giorni di metà estate in cui l’aria cola pesante e vischiosa fra le case, riempiendo le strade deserte con passo sordo e affaticato. Milano, in quelle mattine fredde che forse ancora è un po’ notte, così come ancora è un po’ inverno, e le foglie sui rami si affacciano timide appena. Milano, in quel susseguirsi di vie
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Continuando sul filo gucciniano, un’altra frase mi ronza in testa: Noi corriamo sempre in una direzione, ma qual sia, che senso abbia, chi lo sa Chi lo sa in quale direzione sto andando… Mi chiedo, mi chiedo cosa voglio in realtà. Voglio davvero la libertà, l’indipendenza? … ma la libertà da cosa? che per quanto distante io corra inciampo sempre
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Un’oca che guazza nel fango, un cane che abbaia a comando, la pioggia che cade e non cade le nebbie striscianti che svelano e velano strade… Profilo degli alberi secchi, spezzarsi scrosciante di stecchi, sul monte, ogni tanto, gli spari e cadono urlando di morte gli animali ignari… L’autunno ti fa sonnolento, la luce del giorno è un momento che
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Un po’ del Guccini che preferisco: e questa in particolare è una canzone i cui versi mi echeggiano in testa, per tanti motivi… Farewell E sorridevi e sapevi sorridere coi tuoi vent’ anni portati così, come si porta un maglione sformato su un paio di jeans; come si sente la voglia di vivere che scoppia un giorno e non spieghi
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