Milano, in quei giorni di metà estate in cui l’aria cola pesante e vischiosa fra le case, riempiendo le strade deserte con passo sordo e affaticato.
Milano, in quelle mattine fredde che forse ancora è un po’ notte, così come ancora è un po’ inverno, e le foglie sui rami si affacciano timide appena.
Milano, in quel susseguirsi di vie e di piazze e archi e palazzi e ancora palazzi, quando la luce del giorno è ancora presagio e gli uccelli cantano indisturbati (perchè in quell’ora cantano anche a Milano), con addosso il profumo migliore, tronfio di sogni non ancora dischiusi e la boria di chi si sente invincibile in cuore.
Milano, tanto grande che sa concederti l’illusione di perdere di vista chi conoscevi e in questo smarrimento pare promettere di perdere anche te stesso….
E invece ti ritrovi sempre, amico scomodo, al bancone del bar per colazione, o ciondolante con una birra in mano all’ora dell’aperitivo, dal tabaccaio o alle casse del supermercato, nelle sale dell’ultima mostra che hai visitato, al cinema, a teatro, sul tram… sembri essere ovunque ti giri. Anche ti accompagni lungo la strada di casa, e ti ritrovi a faccia a faccia con te stesso nell’androne, e in ascensore, e sul pianerottolo nel momento in cui infili la chiave nella toppa. Ogni volta che tenti di perderti, ti ritrovi, a quell’incrocio o fra quelle mura.
Finchè capisci che perdere te stesso significherebbe perdere la cosa più importante. Ed è allora che vinto dalla paura di questa perdita ti smarrisci.
Il fatto è che questa Milano sbiancata da un’afa che si appiccica al cielo come seta grigiastra risuona dentro di me con le strofe di Guccini**: Milano è tanto grande da impazzire… e mentre il sole becca di sguincio ogni pietra, ogni portone ed ogni altro ammenicolo urbanistico, in questo deserto grigio i pensieri miei liquefatti deragliano su rotaie impazzite che neanche in un quadro di Escher.
** Per la cronaca e per i lettori curiosi: la canzone è Samantha, e si trova in Parnassius Guccini (1993).
ci si ritrova sempre tra queste vie, in queste vite fatte a tralci.
solo Milano, troppo spesso, si perde. senza sapere quello che si perde.
ciao, come vedi, ti ho seguita anche qua! Condivido in pieno, che la cosa peggiore…è perdere noi stessi. Tutto bene? un caro saluto, ciao!
ciao Yas. nella mia vita sono stato poche volte a Milano e nessuno nel periodo estivo…pero mi hai spiegato bene l’aria che si respira…sei sempre un passo avanti..un abbraccio…Pier
@ baskerville: chapeaux 🙂
@ skarbie: grazie… ricambio volentieri il saluto!
@ pier: l’aria che non si respira volevi dire 😉 un bacio
un pò come un mio amico.. che un giorno ad un mio ‘sai, un pò mi manchi’.. mi rispose.. ‘sai, ultimamente manco anche a me stesso’.. notte yas
monia… eh sì… ma sai che è proprio brutto? per fortuna passa, un po’ come l’afa 😉
notte anche a te
bacio
Dichiarazione d’amore di una Milano d’estate vuota e forse più particolare. Sbaglio?
tutto passa.. così come tutto può mutare.. piccolasaggiaalrisveglio.. vado a fare la doccia.. che mi sa che è meglio ;o) rido.. un bacione
Descrivi una città molto lontana e diversa dalla mia, neanche il caldo è dello stesso tipo. Ma la paura di smarrire sè stessi è identica, solo che la combattiamo con armi diverse e probabilmente io sono avvantaggiato dai luoghi.
Dimenticavo: è la mia prima visita e passeggiare per Milano miè piaciuto. ciao
@ Daniele: hai fatto centro. Sta di fatto che io Milano in estate la amo. Con sofferenza, ma la amo.
@ Monia: ciao piccolasaggiaalrisveglio, qui piccolaaddormentata che va a dormire… 🙂
@ Standby: oggi l’ora è davvero tarda, ma passerò a trovarti nei prossimi giorni con più calma. per intanto grazie della visita…