Bravi sono bravi eh… e con un’ottima resistenza, gestendo agevolmente un’ora e un quarto di spettacolo ininterrotto. Più vicini all’acrobatica che alla danza, i Kataklò colpiscono certamente per la loro perizia tecnica, per la leggerezza e fluidità di movimento.
Love Machines, lo spettacolo con cui sono in scena in questi giorni al Ciak, è tuttvia a mio parere una performance complessa in cui si fondono musica, performance ginnica, recital poetico senza arrivare davvero al cuore: un’operazione mirabilmente studiata a tavolino che nella sua perfezione non riesce ad emozionarmi. Probabilmente influisce la razionalità dell’analogia fra uomo e macchina, tema che peraltro non emerge così chiaramente se non in ragione del titolo: ma se la chiave interpretativa dell’opera sta nel titolo, forse qualche elemento esplicativo nel complesso manca.
La “macchina umana” è presentata come macchina d’amore, quindi la successione del quadri scenici origina da momento di nascita/creazione, passa attraverso una fase esplorativa dell’ambiente vuoto per arrivare alla comunità all’interno della quale prendono forma le love machines. Il finale, circolare, riporta alla compiutezza di fusione di maschile e femminile, dalla quale il tutto origina.
la prossima volta che vanno in scena mi piacerebbe vederli, lo scorso anno non c’erano più biglietti ^^
B.
..kinda miss you.. :-*