Ecco qui, fresca fresca dalla mia officina serale (o meglio notturna), l’ultima creazione. Zoppica lo so, ma sto riprendendo confidenza con la scrittura, magari se persisto fra qualche tempo verrà fuori qualcosa di meglio.
Diciamo che questo è un esperimento sul tema dell’addio e dell’arrivederci. Due parole così dissimili, così poco interscambiabili, e così ossimoricamente associabili….
Ecco, diciamo esperimenti su un tema prefissato: questa volta è il tema dell’addio, il prossimo potrebbe essere il tema del ferro da calza (cavolo, non c’ho pensato ieri sera… mi sa che una di queste sere mi dedico al tema del ferro da calza!).
Ho deciso (quasi… decidere è un verbo importante, ricco di implicazioni serie e durature, forse poco mi si confà): a gennaio mi iscrivo a un corso di scrittura creativa… o forse di recitazione … che alla fine è la medesima cosa, o no?
Comunque, voilà mes mots, presque un divertissment, monsieurs (et madames aussi bien):
Duecento volte addio
Duecento volte addio
non finiscono in
arrivederci.
Così ho chiuso
quella maledetta porta
definitiva-
-mente
sul tuo volto,
che non si è voltato.
Un volto…
Non dovrebbe chiamarsi volto
se non si volta.
E te ne sei andato.
Senza una parola,
senza un bacio.
O con parole
che non ho voluto
ascoltare: le ho lasciate
mute.
Erano le parole
del tuo addio,
ma non le ho capite.
E allora ti ho detto
duecento volte addio
sperando diventasse un solo,
a-r-rivederci.
Alchimista fallito
cerco l’oro,
sul greto del fossato.
La mia pietra
è l’addio:
aridità di pietra,
non dolce tintinnare
di un arrivederci.
Duecento volte addio,
è la pietra che ho scagliato.
Duecento volte addio,
e ancora lo direi
se solo diventasse
la mia parola magica.
Parola, o formula:
eppure deve esserci,
sotto questo identico cielo
che ci abbraccia
una formula per cui
se io guardo
le stelle che tu guardi,
allora potrà essere,
di nuovo
arrivederci.
infatti.
ce la possiamo fare 🙂
che bella ‘sta poesia. e tu non la chiami neanche poesia 😉 sei troppo modesta. ma ti capisco, la modestia è un difetto (ma meglio che essere sbruffoni).
non avevo mai pensato che guardare le stesse stelle, magari nello stesso momento, potesse essere un arrivederci… di solito pensavo fosse un “dove sei”.
cmq buon viaggio 🙂
grazie steff :-))) no non la chiamo poesia sono conscia dei miei limiti… ma mi dà gioia giocare con le parole, e tanto mi basta 😉 poi se ogni tanto scrivo qualcosa che può piacere…mi fa piacere ovviamente!
va beh ovviamente il commento #4 è il mio … non mi sono accorta di non essere loggata…