Avrei pagato le stelle a dirmi
nel respiro denso della notte
che di giocolieri tristi che fummo
non v’era gioco,
mentre palleggiavamo i giorni
su un orizzonte ricurvo
pronto a chiudersi rapido
sui nostri ieri imperfetti.
Ora non sono più cielo
se le stelle non hanno parole
che sappiano tessere reti
su storie finite.
Solo il silenzio è risposta
consona a domande mute
quando la falce del tempo miete
una messe di sogni essicati.
Ho sempre molta paura quando leggo delle poesie. Perché la poesia è difficile e facile al tempo stesso (andare a capo è facile, creare un’armonia è difficile, cadere nel retorico è facile, emozionare è difficile), e il risultato può essere sconfortante. Questa poesia mi ha colpito. Perché è molto bella davvero.
V
Mi fa piacere perchè da un po’ che non ero contenta di quel che scrivevo, poi ieri ho scritto questa e finalmente mi è sembrato che fosse qualcosa che poteva essere postato…
Anche se l’ultima quartina non mi convince e la dovrò riscrivere, prima o poi…
bacio
Bellissima poesia. Ho letto i tuoi post arretrati! Scusa ma credevo fossi ancora in Giappone.
A presto
Daniele
Ciao Dani, sono tornata ma sono stata poco presente online, anch’io ho parecchi arretrati 😉
a presto!
si pagano le stelle per non essere più soli.
per essere satelliti al centro di un altro universo.
Hound, come al solito m’inchino alle tue parole, e perdo le mie.
no no no. non perderle. regalacele, piuttosto.