Mescolo il latte con il caffè, la finestra aperta di luce. Quest’aria sa di giugno, mi confondo nella camiciola leggera.
Avevo altri pensieri, progetti diversi. Ora sono schegge, non diverse dai resti di petali e foglie che il vento ha soffiato attraverso le finestre di ieri. Le raccolgo sul palmo della mano, secche e schiacciate da non valere più nulla. Devo riavvolgere il nastro, fermarlo con un nodo e tornare sui passi di prima, una scarpa rossa e una beige che mi calzano estranee. Tornare alle occupazioni di sempre, colmare una distanza dilatata da aspettative mancate. Indietro come un gambero: correre e danzare.
Il bilanciere sbanda, fra un effimero punto invalidato e precedenti usati che non so riguadagnare. Confondersi così che poi arriva questo giugno improvviso e scompagina ancor più le carte: strappo le pagine del calendario, lascio che giorni inutili volino verso un cielo incongruo. Sarà solo il tempo di una estate irreale, dove è impossibile afferrare un centro.
Indosserò ancora la mia giacca primaverile quando torneranno le piogge.
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