di Fatema Mernissi
Viaggiare è il modo migliore per conoscere e accrescere la tua forza, diceva nonna Jasmina. Il bagaglio più prezioso che portano gli stranieri è la loro differenza. E se ti concentri sul divergente e sul dissimile, avrai anche tu delle illuminazioni.
Da questo invito al viaggio come esperienza cognitiva parte Fatema Mernissi, che ha occasione di confrontarsi con la cultura Occidentale in occasione del viaggio di promozione del proprio libro La terrazza proibita. Raccontando di aver trascorso la sua infanzia in un harem, si accorge dei sorrisetti imbarazzati o maliziosi dei giornalisti che celano una immagine dell’harem diversa da quella cui l’autrice è abituata. Interessata a comprendere ed analizzare le divergenze, Fatema coinvolge amici europei e arabi in quel che diventa un’analisi dell’immagine della donna in Oriente e in Occidente.
E’ interessante seguire Fatema nella sua ricerca che non tralascia nessun campo artistico, scandagliando le raffigurazioni dell’Oriente ad opera di europei (dalla pittura di Matisse e Ingres al balletto Sherazade, ai film Hollywoodiani della prima metà del Novecento) e le rappresentazioni della donna nelle miniature orientali e nelle storie, da Le mille e una notte alle leggende di principesse guerriere.
Dalla scoperta che l’Occidente raffigura la donna orientale come passiva, mentre l’Oriente intrappola la donna in un luogo chiuso (l’harem) per dominarne la potenza, si passa all’Estetica: in Occidente la donna intelligente è brutta, conclude Fatema dopo la lettura di Kant, mentre in Oriente la bellezza non può essere disgiunta dalle doti intellettuali, come insegna la stessa favola di Sherazade.
Dopo altri viaggi e un momentaneo abbandono delle riflessioni su l’harem e l’occidente, inaspettata verrà la scoperta di Fatema in un negozio newyorkese: l’uomo orientale confina la donna nello spazio, l’uomo occidentale la confina nel tempo.
Condivisibile o meno che sia la sua conclusione, il libro (oltre ad essere molto piacevole) merita di essere letto da tutti coloro che credono nella conoscenza del Diverso come arricchimento e chiave per comprendere noi stessi e il mondo in cui viviamo.
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