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Di pranzi e etichette (o del prendersi il proprio tempo)

riso e verza

E’ vero, la giornata non è calda (iMeteo dice -2) ma stamane ho messo il naso fuori di casa per un giro al mercato (che il sabato, si sa, c’è il mercato di Papiniano…), ovviamente fra i banchi della frutta e verdura. Partita con l’idea di comprare una verza e alcune clementine sono tornata a casa con le suddette accompagnate da carote, cipolle, mezza zucca, arance, cime di rapa, peperoni. Ok, ai fornelli allora!

Dovendo consumare del riso thai ormai vecchio (uffa!) ho preparato un riso con la verza facendo appassire nell’olio una cipolla tritata, aggiungendo mezza verza tagliata a listarelle, facendola insaporire per una decina di minuti ed aggiungendo poi abbondante acqua calda. Dopo circa 20 minuti ho aggiunto il riso e altra acqua e lasciato cuocere altri 15 minuti. Alla fine, ho regolato di sale e aggiunto prezzemolo (congelato provvidenzialmente qualche tempo fa) e un po’ di timo (secco). La ricetta è stata presa senza grandi modifiche da Le ricette dei magnifici 20 ed è stata un successo anche se il riso avrebbe dovuto essere integrale (finirò prima o poi di consumare cibi invecchiati in dispensa e riuscirò a sostituirli con quelli che sceglierei adesso?).

Tocco finale (o mazzata finale, dato che li abbiamo mangiati tutti fino all’ultimo pezzetto) i peperoni all’agrodolce secondo ricetta di mia mamma, di cui avevo già parlato tempo fa… Questa volta sono rimasti identici all’originale, e il risultato non può essere dovuto ad altro se non alla pentola utilizzata (questa volta ho utilizzato una pentola inox con fondo molto spesso, di quelle che cuociono senza acqua… anche se io un goccio d’acqua l’ho messa). Quando si dice che la casseruola fa la differenza….

Ormai anche il marito, inizialmente diffidente verso le verdure, sta apprezzando le novità che metto in tavola, e io mi diverto tantissimo a scoprire piatti e accostamenti nuovi. Quello che mi induce a credere che il cambiamento non sarà effimero e si consoliderà nel tempo è che ho intrapreso questo cammino in maniera graduale, senza troppi obiettivi immediati e soprattutto senza pensare adesso di rinunciare totalmente a qualcosa. Cerco di mangiare in maniera sana ed equilibrata privilegiando verdure e legumi, sostituisco per quanto possibile le proteine di origine animale con proteine di origine vegetali, cucino (evviva!) e senza quasi accorgermene la maggior parte dei miei pasti non soltanto sono vegetariani, ma sono vegani. Ecco, se da un giorno all’altro dovessi impormi “Ora diventi vegana” la mia mente reagirebbe costernata: “Ma nemmeno per sogno, non ce la posso e neppure ce la voglio fare!”. Sarà che non mi piacciono troppo le etichette e i divieti… Al momento non me la sentirei neppure di affermare che voglio “diventare vegetariana” se ciò significa per nessun motivo mai mangiare carne nè pesce. Nei fatti però dal mio ritorno da Hong Kong ho mangiato carne solo 3 volte, a casa di amici o genitori, e mi rendo conto che la mangio sempre più a fatica. Abituare il fisico a non voler più mangiare alcuni alimenti nel mio caso funziona meglio che impormelo come puro atto razionale. Quattro volte invece ho mangiato pesce: in questo caso ancor più che nel caso della carne nell’immediato non riesco a pensare di abolirlo, ma riesco tranquillamente a pensare di mangiarne meno. Ecco, oltre alla gradualità del cambiamento come caratteristica indispensabile a che sia duraturo (parlo ovviamente del mio caso), quel che mi sostiene ed anzi entusiasma è l’idea di fare del proprio meglio: se poi oggi il mio meglio è “limitare” e non “abolire” credo comunque che ne valga la pena.

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  • nessuna

3 Responses to “Di pranzi e etichette (o del prendersi il proprio tempo)”

  1. Barbara says:

    altrochè se ne vale la pena.
    il tuo riso mi piace, mi piace tanto di più la tua predisposizione al cambiamento non cambiamento, le imposizioni non sono nemmeno per me, come pure le etichette, anche se a volte per facilitare la comprensione di talune cose ci affidiamo alla sintesi delle definizioni.
    baci, sei speciale 🙂

  2. alessandra says:

    Postilla: ieri sera ho preparato l’ultimo quarto di verza praticamente nel medesimo modo, ma sostituendo il riso con l’orzo (messo a cuocere insieme alla verza dopo i primi 10 minuti) e aggiungendo solo timo e non prezzemolo……. assolutamente meglio!!! 🙂

  3. Titti says:

    Ale, sono rientrata a Milano, ho nostalgia del paesello ma laggiù la tecnologia mi ha fatta dannare e la connessione ballerina non mi ha permesso di commentare!!
    Quoto Barbara in pieno e mi compimento per la ricetta e per il tuo nuovo cammino!!!!
    Un abbraccio

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