Così vado ad una mostra che attendevo da un po’, pregustando la scoperta di una corrente artistica che ad altro non collegavo se non alla letteratura, e pure in questo campo con ricordi via via più sbiaditi: la Scapigliatura, un pandemonio per cambiare l’arte. E scopro (grazie a lei, che me l’ha spiegata) una tecnica pittorica affascinante ma che dal punto di vista dei soggetti mi lascia abbastanza fredda: una lunga galleria di ritratti, interrotta da pochi quadri di scene di vita quotidiana. In generale, il ritratto non desta quasi mai il mio interesse. Ma addentrandoci nelle sale più interne, e quindi passando agli Anni Settanta e Ottanta del XIX secolo, diventa via via più importante ed evidente lo studio del rapporto fra soggetto e ambiente, fino quasi allo sfaldarsi della persona i cui contorni sembrano perdersi nello spazio circostante: ecco, qua la mia attenzione si desta.
Lo stesso concetto lo trovo (o lo ritrovo, perché in qualche recesso della memoria credo di aver già immagazzinato queste nozioni ai tempi del liceo) nella scultura, con opere dove il vuoto ha la stessa importanza del pieno, e il trattamento dell’oggetto pare rimandare all’ambiente in cui l’oggetto è collocato, fondendosi con esso.
Ma usciti dalla mostra ci attende una piacevole sorpresa: proprio di fronte all’uscita si può accedere ad una mostra gratuita che preannuncia il – si spera di prossima apertura – Museo del Novecento: Twister, che ospita 4 dipinti (di cui un bellissimo Concetto spaziale di Fontana) all’interno di un contesto audio-visivo in cui al quadro viene accostata l’intervista a personaggi che esprimono le loro impressioni davanti all’opera d’arte in questione. L’idea di fondo – credo – è l’avvicinamento non accademico all’arte contemporanea, ovvero la messa in luce delle sensazioni e delle emozioni che l’opera d’arte trasmette al di là dell’interpretazione della critica.
Sabato culturale dunque, terminato con luculliana, poco culturale ma apprezzatissima cena.
E invece domenica cinema, con gli Ingloriosi Bastardi di Tarantino. Che è sempre Tarantino, quindi bellissime scene, bellissima fotografia, tanto tanto sangue e sparatorie gratuite. Con una trama esile esile, l’ho trovato assai meno geniale di altri. Forse perché tanto sa di già visto, e più che la genialità qui si mette in luce l’auto-citazione.
Poi la settimana: iscrizione al nuovo corso di teatro, tentativo di provare yoga abortito nel giro di 1 minuto, appena il tempo di vedere la folla di persone sedute sui tappetini (non è la mia idea di yoga questa), lavoro lavoro lavoro, seconda lezione di danza al mio gruppetto di allieve e venerdì ancora ballerò (questa volta all’Enoteca Bacco), raffreddore incipiente che tento di contrastare con suffumigi e propoli, blog trascurato, lavoro, letture (il bellissimo Operazione Shylock di Philip Roth, ma anche il numero di Settembre di Poesia, dove incontro le liriche stupende di Ronny Someck), una lista dei desideri infinita su internetbookshop, un cappello dei sogni ricolmo (il più vicino la Giordania a Dicembre), e le mie dita che ancora tamburellano sui tasti fra un istante e l’altro, con il fiato sospeso per non farmi sentire dal Tempo che passa.
sorrido.. immagino la lezione yoga 😀 ..la giordania.. e già mi perdo coi pensieri.. anno di viaggi questo nostro ale.. che bella la vita.. un bacio
p.s. tu il yoga.. io la meditazione.. – certo che siamo due esemplari ben collaudati 😉
sì sì oggi vado allo yoga festival qui a milano e prendo un po’ di informazioni sulle scuole 😉 che bella la vita … me lo dico spesso anch’io… 😉