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Un doppio assurdo

Chi l’avrebbe mai detto che Beckett e Ionesco avrebbero persino fatto ridere? Io no di certo, che anzi venerdì avviandomi a teatro mi domandavo se la scelta fosse stata opportuna e se avrei resistito fino alla fine: uno spettacolo dietro l’altro, con un breve intervallo, giusto il tempo per sgranchirsi le gambe e cambiare sala.

Invece. Invece ho assistito al piacevolissimo monologo Parole che cadono dalla bocca, pièce teatrale tratta dal romanzo di Beckett Molloy. Il viaggio a ritroso verso la casa della madre si risolve in una cascata di parole che si chiude riportando l’attore nell’esatto punto di partenza. Il racconto procede per digressioni che giungono a coinvolgere due figure femminili, che nella mente e memoria distorta del protagonista si sovrappongono parimenti alla rappresentazione materna. L’alienazione del protagonista nei confronti della vita e dei suoi eventi più naturali dà luogo a trovate esilaranti, e la visione pessimista di un mondo costretto dall’immobilismo attenua la sua carica angosciante grazie alle trovate comiche. La cornice è un piano inclinato dal quale l’attore compare a metà figura, e sul quale di tanto in tanto persino si muove o si siede: le luci disegnano ipotetiche finestre e la scenografia delimita uno spazio esteriore e interiore all’interno del quale il protagonista appare prigioniero.

La seconda rappresentazione è invece un breve dialogo che si svolge nel foyer del Franco Parenti, il bel teatro che ha in cartellone in questi giorni i maestri dell’assurdo: l’ambientazione, con tavolini intorno ai quali gli spettatori possono sedersi, suggerisce un contesto più informale e di maggior contatto con gli attori (come si premureranno loro stessi di sottolineare, al termine della recitazione). Delirio a due è la messa in scena dell’incomunicabilità all’interno di una coppia (ma più in generale direi dell’incomunicabilità umana) e della grettezza di protagonisti che portano avanti da anni ciascuno le proprie posizioni, incuranti l’uno dell’altro e incuranti del mondo esterno se non nel momento in cui questo giunge a toccarli. Fuori, il mondo risuona degli scoppi delle granate della guerra in corso, mentre la coppia litiga sulla natura della chiocciola e della tartaruga.

Risate dunque. Ma è una comicità che fa pensare.

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One Response to “Un doppio assurdo”

  1. Con il mare di banalità che oggigiorno abbiamo, forse il teatro é ancora, per certi spettacoli, una piccola oasi felice.

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