di Elisa Biagini
E’ la prima volta che mi trovo a commentare una raccolta di poesie. Forse perché la poesia la si legge, preferibilmente a voce alta; forse perché talvolta non la si capisce (almeno, a me capita) ma la si ascolta risuonare in noi.
Della raccolta Nel bosco di Elisa Biagini mi è venuto spontaneo scriverne, per fissare quegli aspetti che mi hanno attraversata come un fulmine giungendo diretti a parlare alla mia pancia.
Perché Nel bosco è una raccolta “uterina”, che parte dal corpo e si avvolge e si chiude sul corpo stesso come uovo, unità primaria, o come un calzino rivoltato che si richiude e si osserva all’interno. Le membra si confondono con elementi naturali fino a diventare bosco, luogo interiore di oscurità e pulsioni inconsce: burro, zucchero, farina, latte si impastano per formare un corpo che si mangia e si trasforma in bosco da perdersi. Occhi e bocca sono zone di passaggio, che si chiudono per non lasciar entrare la dimensione esterna, per proteggere quel bosco la cui mappa è impressa nelle ossa.
La voce della Biagini sembra arrivare da una dimensione preconscia, il corpo si disintegra sotto la spinta di una oscurità e riemerge sotto forma di simboli, alfabeto di una emotività impressa in immagini non filtrate dalle maglie della ragione.
Un lavoro di scavo e di limatura sottostà alla raccolta: tutto l’inessenziale è stato eliminato a vantaggio di parole asciutte, nette e pesanti come pietra, che ci riportano all’origine del tutto.
grazie della segnalazione Alessandra, la poesia è preziosa