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Emmaus

di Alessandro Baricco

 

Emmaus Negli ultimi mesi, quasi contemporaneamente, sono usciti in libreria Emmaus e Che la festa cominci, ultima fatica rispettivamente di Alessandro Baricco e di Niccolò Ammaniti. Ho scorso recensioni non troppo benevole sull’uno e sull’altro libro, ma forte della convinzione che le opinioni dobbiamo costruircele da soli, con la sperimentazione diretta, ho deciso di leggere entrambi. Cominciando da Baricco, che è uno dei miei autori italiani preferiti.

La prima impressione è di aver sbagliato nell’acquisto: forse sto leggendo Ammaniti mi dico. Non solo la trama e le situazioni, ma anche il linguaggio utilizzato mi ricordano Ammaniti (autore che peraltro ho apprezzato in passato per l’ironia e lo sguardo scevro da giudizi).

La prosa si distanzia da quella del Baricco che ho conosciuto attraverso i suoi precedenti scritti, è più semplice ed essenziale e spesso viene scardinata nella ricerca di un linguaggio che prosegua quello degli adolescenti protagonisti della vicenda. Rimane il gusto per la ricerca di costrutti che forzino le costrizioni grammaticali, tuttavia in Emmaus questa ricerca non porta più ad una prosa magica, ma rimane confinata nella riproduzione di una linguaggio smozzicato come quello parlato dai ragazzi.

La vicenda prende le fattezze di mito nella contrapposizione di un noi (i bravi ragazzi della parrocchia) e un loro (quelli che vivono fuori dalle regole comuni, senza pudori e senza limiti), e si snoda appianando tale differenziazione nella contaminazione del noi con il loro, nell’intrecciarsi di destini che vengono traviati o che semplicemente deviano dalla strada iniziale maturando istanze già implicite nel sé. Come dire, Bene e Male non sono così differenti e distanti l’uno dall’altro, mentre la chiusa del libro si estende nel non detto come una minaccia.

Lo scontro mitico non si traduce però nella dimensione epica e onirica tipica degli altri romanzi di Baricco: nel momento in cui l’autore intende conferire una portata simbolica più evidente ai suoi personaggi, questi si appiattiscono nel realismo di una storia banale.

Certo, c’è di peggio in giro… ma credo ci sia di meglio negli altri libri di Baricco.

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