Osho time

Lo Zen afferma che la verità non ha nulla a che vedere con un’autorità, la verità non ha nulla a che vedere con la tradizione, con il passato – la verità è una realizzazione radicale e del tutto personale. Ci devi arrivare da solo. Il sapere è qualcosa di certo; la ricerca di una conoscenza personale è un azzardo estremo.
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Just another day in paradise

C’è che quando qualcuno ti dice It’s just another day in paradise, ecco allora forse in paradiso ci sei veramente, è che non te ne eri ancora accorto… Perchè in fondo c’è solo un modo per essere felici: esserlo. Ma guarda oggi il cielo, è così azzurro… appena qualche batuffolo bianco lo sfiora, come un bacio ad occhi chiusi di
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Frammenti di luglio

Questo blog sta prendendo un andazzo troppo serioso, non va bene affatto… Perciò ve lo dico: domani sera vado a fare shopping. E magari anche aperitivo con le amiche. Intanto sto leggendo La domenica della vita, di quel genio di Queneau… peccato solo non avere il testo a fronte, i giochi linguistici si perdono un po’ nella traduzione, temo. L’altro
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Abbattiamo i musei!

Domenica, di ritorno dalla Provenza (un ritorno che potrei intitolare Sulle orme di Chagall), ho scoperto una vera chicca: la Fondazione Maeght. Nascosta fra gli olivi che vestono le colline intorno a Saint Paul de Vence, la Fondazione ospita in questi mesi l’esposizione Mirò en son jardin. Quadri, ceramiche e sculture dove dominano le forme tonde e i colori sgargianti,
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I colori della Provenza

In tutti i villaggi provenzali c’è sempre una piazza inondata di sole, e c’è un albero, una panchina, un lampione. Le lastre di pietra bianca sono uno specchio che amplifica la luce del Mezzogiorno, nell’ora in cui si fa silenzio: all’ombra di un pergolato è bello sorseggiare un bicchiere di vino guardando la strada deserta. Il municipio, la Mairie, proclama
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Milano e sè stessi

Milano, in quei giorni di metà estate in cui l’aria cola pesante e vischiosa fra le case, riempiendo le strade deserte con passo sordo e affaticato. Milano, in quelle mattine fredde che forse ancora è un po’ notte, così come ancora è un po’ inverno, e le foglie sui rami si affacciano timide appena. Milano, in quel susseguirsi di vie
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C come Como, C come Chagall…

I quadri di Chagall sono entrati nel mio cuore da quando per la prima volta li ho ammirati sulle pagine del libro di Educazione Artistica, quando ancora frequentavo la terza media. Sarà per le donne e gli animali che volano, per quell’atmosfera sospesa di favola in cui tutto può accadere, per i colori brillanti che donano al mondo una patina
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corrispondenze

(…) Si ce n’est, par un soir sans lune, deux à deux, d’endormir la douleur sur un lit hasardeux. (C. Baudelaire, Le Fleurs du Mal, CI, Brumes et pluies)   (…) Forse il mondo è una ferita e qualcuno la sta ricucendo in quei due corpi che si mescolano (…) (A. Baricco, Oceano mare)

teatri possibili

La donna di un tempo è l’ultimo spettacolo della stagione al Teatro Libero. Una rappresentazione strana, che ad un tratto mi ha ricordato L’ultimo Capodanno dell’umanità di Niccolò Ammaniti. Sarà per il finale fatalista e surreale, dove gli eventi accadono si direbbe in maniera indipendente dalla volontà degli attori (ma non vi anticipo di più, caso mai voleste andare a
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chiavi di lettura

Non è il cosa, nè il perchè: la vera chiave è il come. E’ il come che fa la differenza.