Settembre è davvero volato, lasciando dietro di sé una montagna di cose da finire (in alcuni casi persino da iniziare). Fra tutto, non ho ancora scritto un post sul mio ultimo viaggio (e l’ho già detto un mese fa, è vero…). Comunque, questo mese ha anche gettato i semi di cose che si sperano buone, nell’ordine: ho seguito un corso
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La memoria non perde nulla, siamo noi che ci perdiamo e non sappiamo ritrovare la strada dei ricordi. Però basta una parola a dischiudere una fiumana di immagini, una chiama l’altra e l’altra ancora e davanti ai nostri occhi iniziano a danzare momenti a colori, momenti in bianco e nero, immagini silenziose e suoni senza immagine: un carosello che affonda
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Al pari della bellezza, la banalità sta’ negli occhi di chi guarda. E talvolta è bello fare la spesa, rientrare a casa, e stirare una pila di camicie. Le tue. Ora ho i capelli rossi e mi piacciono tanto. Sorrido perché sono sempre io, e sgranocchio cioccolatini.
Com’è la voce del cocker? Questa è la domanda che ho dovuto pormi martedì, al corso di teatro. Senza riuscire a rispondermi, ovvero senza riuscire a conferire alla mia voce un retro-timbro canino. Ora, però, da due giorni ringhio. Per fortuna è venerdì.
Insomma, chiedo a me stessa: Dove sei stata per tutto questo tempo? Cosa hai fatto e soprattutto cosa hai riportato da un viaggio immobile, oltre al rimpianto di un tempo disfatto? Hai forse forgiato nel silenzio una voce che potesse parlare con timbro più forte? O forse soltanto hai dormito, perché gli occhi impreparati venissero abbagliati dalla luce più forte?
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Lo scorso Aprile pareva cominciare il periodo più bello dell’anno: le giornate primaverili, il primo tepore del sole sulla pelle, i week end al mare e i viaggi da preparare… dinnanzi a me si allungavano sei mesi meravigliosi. Poi Settembre è passato, Ottobre è scivolato veloce portandosi via il mio compleanno e lasciando il posto a giornate grigie che mi
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Così vado ad una mostra che attendevo da un po’, pregustando la scoperta di una corrente artistica che ad altro non collegavo se non alla letteratura, e pure in questo campo con ricordi via via più sbiaditi: la Scapigliatura, un pandemonio per cambiare l’arte. E scopro (grazie a lei, che me l’ha spiegata) una tecnica pittorica affascinante ma che dal
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In Giappone ho comprato un bracciale che da allora non smetto di portare: è un rosario buddhista, 108 grani che rappresentano ciascuno un desiderio. Quando ne ho spiegato il significato a mia madre, ha commentato: “Ah, così tutti i desideri si esaudiscono”. Io: “No, così tutti i desideri si annullano”. Non ne ha compreso molto bene il senso. Diciamo anzi
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Ieri sera ho terminato di leggere Il giocatore invisibile. Chiudo gli occhi sullo sguardo del Professore che commisera sé stesso nell’altro, in testa il pensiero che a lasciare non è chi effettivamente lascia, ma chi viene lasciato. Ci proiettiamo, costantemente. Proiettiamo le nostre aspettative, i nostri desideri, e in definitiva noi stessi. Vediamo coincidenze, scopriamo analogie: proiezioni, che ci fanno
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Capitano giornate in cui vorresti dire tante cose: talmente tante che non sai da che parte iniziare. E anche a trovarlo, il bandolo della matassa, non basterebbero le parole a dar vita ai fili. Forse servirebbero le note o i colori… ma le mie dita non sanno dipingere e di suonare hanno smesso da un pezzo. Il silenzio è un’arte,
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